lunedì 17 febbraio 2020

Liliana Segre e il ricordo dell'orrore di Auschtwiz.




                                       Mai perdere un minuto di questa emozione che è la vita( Liliana Segre 20 gennaio)

                                       Siate farfalle che volano sopra i fili spinati(Liliana Segre 29 gennaio)

Il giorno della Memoria, e i giorni immediatamente successivi ad esso, sono stati  dedicati
dalla nostra redazione e da alcune classi della scuola alla figura di Liliana Segre attraverso
la visione di due  video relativi rispettivamente  all'intervista rilasciata a Milano al  Teatro
degli Arcimboldi e all'intervento a Bruxelles presso la sede del Parlamento europeo.
Seguono, pertanto, dei lavori che, partendo dalla figura della senatrice a vita e dal ruolo di
sensibilizzazione che la stessa ha assunto in questi anni sul tema della shoah, ci offrono lo
spunto per una riflessione relativa ad una pagina dolorosa della storia del Novecento.
Leggiamo   insieme  la  ricerca   relativa  alla  biografia  di  Liliana  Segre  e  le  riflessioni
alla sua intervista realizzate dalle ragazze della II M e della I N.

 Chi è Liliana Segre



Liliana Segre nacque a Milano il 10 settembre 1930 da una famiglia ebrea.
Era una ragazza come tante, ma a causa delle leggi razziali che si diffusero in quel periodo fu costretta a lasciare la scuola.
Per un periodo della sua vita visse a casa di amici con falsi documenti, poiché suo padre si occupava dei suoi genitori.
Nel 1943 lei, suo padre e i suoi nonni fuggirono da Milano, ma al confine con la Svizzera vennero respinti, poiché lì non accettavano Ebrei.
Lei era una ragazza di soli 13 anni quando venne arrestata e tutto ciò solo perché era ebrea.
Successivamente venne portata ad Aushwitz dove i suoi nonni morirono e venne separata da suo padre Alberto, che non vide mai più.
Per circa un anno fu sottoposta ai lavori forzati all’interno di una fabbrica dove producevano bossoli per mitragliatrici, finché dovette affrontare la cosiddetta “marcia della morte” verso la Germania che durò circa due mesi.
Liliana raccontò che nessuno poteva appoggiarsi all’altro e chi era stanco sarebbe stato ucciso.
Lei fu una dei 25 sopravvissuti.
Nel 45’ arrivarono gli Americani e i Russi che sconfissero i Tedeschi.
Quando fu salvata lei non ebbe il coraggio di testimoniare, ma quando diventò nonna capì che tutti dovevano essere a conoscenza di ciò che era successo.
Nel 2018 fu scelta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come senatrice a vita e oggi continua a testimoniare per non far dimenticare ciò che è successo e far sì che non accada più.
Proprio in questo anno è stata più presente nel divulgare la sua testimonianza per cercare di placare il clima di razzismo che negli ultimi tempi si sta diffondendo in Italia.
 Nel discorso rivolto agli studenti presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano ha cercato di incitare noi giovani a non sottovalutare la potenza   dell’odio e a fare delle sue parole un faro e una guida.
Poiché non avendo mai vissuto quell’orrore, noi giovani potremmo non credere che possa riaccadere.
Invece è corretto ricordarsi sempre che l’odio può diffondersi tra tante persone provocando situazioni crudeli. Quindi non bisogna mai dimenticare. 

Rebecca Benvegna II M


Liliana Segre: una grande donna che ha combattuto per la vita


Liliana Segre è una superstite dell’Olocausto e oggi dà attiva testimonianza della Shoah italiana. E’ nata il 10 settembre 1930 a Milano. Il 19 gennaio 2018 è stata eletta senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Liliana nacque da una famiglia di ebrei, ma la madre morì quando lei non aveva neanche un anno, quindi lei rimase con il padre di nome Alberto, a cui era molto affezionata, e con i suoi nonni paterni. Nell’intervista al Teatro Degli Arcimboldi di giorno 20 gennaio parla della sua vita da piccola e racconta che nel 1938 fu espulsa da scuola. Successivamente, il 10 dicembre 1943, mentre tantissimi ebrei venivano portati nei campi di concentramento, lei, suo padre e due suoi cugini provarono a raggiungere Lugano, in Svizzera. Essi però furono respinti dalle autorità del paese. Il giorno dopo Liliana venne arrestata a Selvetta, in provincia di Varese, all’età di tredici anni. Dopo sei giorni in carcere a Varese, fu trasferita prima a Como e poi a San Vittore, a Milano, dove fu detenuta per quaranta giorni. Il 30 gennaio venne il giorno in cui furono letti i nomi di coloro che dovevano partire per il campo di concentramento . Una volta usciti da san Vittore, li mandarono alla stazione centrale dove furono caricati su treni merci, riempiti fino a scoppiare, e vi rimasero per sette giorni, diretti ad Auschwitz. All’arrivo al campo si procedette con la registrazione dei prigionieri, e  gli uomini furono divisi dalle donne. Quella fu l’ultima volta in cui Liliana vide suo padre, che poi morì nel successivo 27 Aprile. Il 18 maggio 1944 anche i suoi nonni paterni furono arrestati, deportati ad Auschwitz e uccisi al loro arrivo il 30 giugno 1944. Dopo la separazione tra maschi e femmine avveniva la selezione, ovvero gli ufficiali tedeschi sceglievano chi avrebbe dovuto vivere e chi no, senza  alcun criterio. Liliana ricevette il numero di matricola 75190 e fu messa ai lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union. Alla fine del gennaio del 1945, dopo l’evacuazione del campo, lei affrontò la marcia della morte verso la Germania. Venne liberata il primo maggio del 1945 dall’armata rossa. Liliana è una dei 25 bambini sopravvissuti.
Secondo noi, Liliana è una grande donna perché ha combattuto per la vita affrontando il dolore e, nonostante le minacce, ha avuto il coraggio di testimoniare per invitare tutti a ricordare il passato e fare in modo che non capiti più. Infine, la ammiriamo perché, nonostante quello che ha passato, afferma che la vita è bella e che si deve combattere per essa.
Simona e Carola Corrao, Iole Di Gregorio e Miriam Lo Giudice, II M

(Per la rubrica "La scuola siamo noi")

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