Questo racconto drammatico pensato e creato nel 2008
dal registra Mark Herman racconta di un’amicizia che può unire quello che le
barriere dividono. Durante la Seconda Guerra
mondiale, Bruno figlio di un generale nazista, sua madre Elsa e sua sorella
Gretel sono obbligati, a seguito di una promozione del padre, a lasciare la
città e tutti i propri amici per trasferirsi in una casa di campagna. Poco dopo
il trasferimento il piccolo Bruno scopre che vicino alla nuova casa sorge un
campo di concentramento. Spinto dalla curiosità e dalla passione per l’avventura
Bruno decide di esplorare i dintorni della tenuta e riesce così a scoprire un
passaggio segreto che lo conduce ai confini del campo di concentramento. Proprio
in quel momento conosce Shmuel, un bimbo ebreo suo coetaneo. Tra i due nasce un’amicizia
che niente potrà dividere…dopo vari giorni che i due bimbi si incontrano
separati dal filo spinato, Bruno decide di entrare dentro il campo per aiutare
il suo amico a cercare il padre scomparso ormai da tempo. Non appena Bruno
riesce ad entrare nel campo i due piccoli vengono portati nelle famose camere a
gas e di loro rimane ormai soltanto un ricordo. Tutto il male che il papà ha
fatto ai poveri e agli innocenti Ebrei gli si è rivolto tutto contro…così che
la mamma e la sorella di Bruno si allontanano dal padre, colme di rabbia e di pentimento, dopo aver capito il
male creato alle famiglie uccise per le loro convinzioni e, quindi, per una
forma molto forte di razzismo. Io personalmente penso che tutto il male creato,
tutto il dolore che si è fatto non si debba creare mai più. Perché secondo me
se si è capaci di maltrattare, uccidere bambini, donne e neonati, non si è
uomini, ma animali senza pietà .
Simona Tomasicchio
III G.
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