lunedì 25 maggio 2020

IN MEMORIA DEI CADUTI NELLA LOTTA ALLA MAFIA


 

Esattamente 28 anni fa, il 23 maggio, mille chili di tritolo creavano uno squarcio nell’autostrada che collega il paese di Capaci a Palermo. In quell’esplosione persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie, la dottoressa Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta che accompagnavano i due consorti, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. La mafia, oltre a loro, ha ucciso tantissime altre persone, tutte persone che avevano una cosa in comune, volevano combattere la mafia ad ogni costo. Io considero la mafia un anti-stato, ma credo che in fondo essa sia frutto del mal funzionamento dello Stato stesso; per comprendere bene questa cosa vi cito una brevissimo avvenimento che si verificò durante un interrogatorio condotto dal procuratore Gaetano Costa ad un mafioso. Costa chiese: “Allora, me lo vuole dire quando finirà di esistere questa mafia?” Ed il mafioso rispose: “Procuratore, le racconto una cosa. Un giorno, un ragazzo venne da me e mi disse che aveva una famiglia da campare, due figli piccoli da crescere ed  era disoccupato, voleva un lavoro ed io glielo diedi.” “ E con questo?” disse il Procuratore. “Aspetti, mi faccia finire. Il ragazzo ancora oggi viene da me e mi dice che mi sarà debitore per tutta la vita e che è a mia completa disposizione. Vede procuratore, la mafia finirà quando quel picciotto verrà da lei a chiedere lavoro e non da me”. Questo brevissimo aneddoto narrato da Costa fa comprendere come sia nata e come ancora oggi esista la mafia, un’organizzazione criminale che io chiamo anti-stato e che è formata da persone che non possono che essere definite la feccia dell’umanità. Tuttavia, ci sono state delle persone più forti della mafia, capaci di farsi valere, persone come il Gudice Falcone, il Giudice Borsellino, il Procuratore Costa, il Giudice Chinnici, il giornalista Mario Francese, il Presidente della regione Sicilia Pier santi Mattarella e tanti altri ancora. Tutte queste persone sono morte per mano della mafia e sapete perché? Perché la mafia aveva paura di loro, i mafiosi si credono forti ma in fondo non sono nessuno, infatti quando arrivano uomini e donne come Falcone e Borsellino, capaci di aprire gli occhi alla gente e di dare il giusto esempio, i mafiosi cominciano ad avere paura di loro, cominciano a temere che il loro castello possa d’un tratto crollare e quindi decidono di togliere di mezzo questi uomini e queste donne che sicuramente sono più coraggiosi di loro. Quando pensiamo alle persone che sono morte combattendo la mafia, a volte ci commuoviamo perché di questi uomini spesso ricordiamo solo i momenti brutti come i funerali o gli attentati, ed in fondo sono queste le immagini che tendono a rimanerci più impresse. Invece li dovremmo ricordare con il sorriso che avevano, pieno di speranza, la speranza che li spingeva a lottare, la speranza di rendere Palermo e la Sicilia in generale ancora più belle di quanto già lo siano. L’immagine della Sicilia è stata macchiata da uomini che, fino a qualche tempo fa, era persino vietato nominare, genti che si facevano chiamare “ uomini d’onore”, ma non lo erano allora e tanto meno non lo sono adesso. Molto spesso la Sicilia è stata descritta come terra di mafia e malavita, ma la Sicilia è terra di eroi, di guerrieri come Falcone e Borsellino che avevano imparato a dominare la loro paura della morte al fine di estirpare il male che l’affliggeva. A volte pensiamo che tutti quelli che hanno lottato contro la mafia fossero uomini di ferro, senza paure e senza timori; in realtà tutti quanti loro provavano paura, ma la  voglia di giustizia era più forte di qualunque altro sentimento.  La mafia esiste soprattutto perché siamo noi cittadini che la facciamo esistere. Paolo Borsellino diceva questo: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.” La lotta alla mafia parte da noi giovani, parte dai gesti quotidiani, qualunque atteggiamento scorretto o prevaricatore è mafia. Non dobbiamo avere paura di denunciare, non bisogna avere timore di loro. I mafiosi prosperano sui silenzi della gente, sono questi che gli permettono di agire indisturbati e noi non possiamo permettere che continui questa cosa, altrimenti le morti di questi eroi saranno state vane. Peppino Impastato diceva una frase molto significativa: “ La mafia uccide, il silenzio pure.”
 È giustissimo ricordare queste persone, ma non basta soltanto ricordare, dobbiamo agire, dobbiamo combattere, dobbiamo rompere il muro di omertà che si è creato, non dobbiamo avere paura. In fondo, i mafiosi sono come i politici: se non hanno il sostegno dei cittadini, non hanno potere. A me piace ricordare coloro che hanno combattuto per sconfiggere la mafia con il sorriso in volto, perché “gli uomini passano ma le idee restano”. 


Qui di seguito un video sugli uomini e le donne che costituiscono un esempio per tutti noi:

Giulia Rizzotto IC

(Per la rubrica "Una finestra sul mondo")







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